Progetto


Quando il progetto è stato avviato era da poco disponibile la prima mappatura esaustiva dei manicomi pubblici (e di alcune istituzioni private significative nel panorama ospedaliero): il lavoro promosso dalla Fondazione Benetton Studi e Ricerche, Per un atlante degli ospedali psichiatrici pubblici in Italia (Treviso, 1999) finalizzato, peraltro, agli aspetti urbanistici ed architettonici delle sedi (che sono ora al centro del progetto Spazi della follia).

Il censimento degli archivi si imponeva, quindi, come primo passo per ottenere una conoscenza d'insieme del fenomeno, anche ai fini della programmazione degli interventi di tutela e valorizzazione. Un gruppo di coordinamento ha discusso la metodologia del lavoro e ha proposto alle Soprintendenze un tracciato di rilevazione e alcune indicazioni operative. Particolare attenzione è stata riservata al rilevamento dei dati sulle cartelle cliniche, in vista di una loro schedatura analitica
Come in molte situazioni analoghe, i risultati scontano un diverso grado di approfondimento dovuto alla situazione logistica in cui è stato conservato l'archivio, allo stato di ordinamento delle carte, alla disponibilità dei soggetti che conservano gli archivi a mettere a disposizione degli operatori del censimento spazi e mezzi di supporto.
Emerge un quadro estremamente variegato. Con la progressiva chiusura dei manicomi a seguito della legge 180/1978, il patrimonio degli istituti è stato affidato alle ASL (allora USL) di competenza, con conseguenze molto varie. Nelle situazioni peggiori si è verificato un mero abbandono delle carte in locali inidonei alla conservazione, esposte ad ogni agente di degrado; altre ASL invece hanno delegato a terzi la conservazione dell'archivio trattenendo solo, per competenza, le cartelle cliniche dei ricoverati psichiatrici; altre volte parte dell'archivio è stato depositato presso il locale Archivio di Stato, istituzione che ne garantisce, oltre alla conservazione, anche un'ampia possibilità di consultazione da parte degli utenti. Non va inoltre dimenticato che l'amministrazione diretta degli ospedali psichiatrici da parte delle province ha comportato che tutta la documentazione amministrativa e contabile fosse parte integrante dell'archivio provinciale e che spesso anche parte della documentazione propriamente ospedaliera seguisse il destino di quella di pertinenza provinciale. In alcuni sporadici casi sono stati creati, spesso per iniziativa delle stesse ASL, associazioni e centri studi ai quali è stata demandata la cura e la gestione del patrimonio manicomiale: si tratta delle realtà di conservazione più evolute - si pensi al Centro studi Santa Maria della Pietà della ASL Roma E (oggi Museo laboratorio della mente) e alla Fondazione San Servolo IRSESC di Venezia - che hanno un'organizzazione amministrativa adeguata ed una valenza culturale, valida anche a livello internazionale, che permette loro di promuovere con continuità iniziative di valorizzazione di questi beni culturali.

Il censimento è consultabile dalla voce di menù Guida agli archivi tramite navigazione geografica. Le schede relative ai singoli ospedali sono divise in quattro sezioni: la storia, che riassume le vicende istituzionali della struttura; l'archivio, con i dati relativi alla documentazione; chi lo conserva, con le informazioni e i riferimenti del soggetto che detiene l'archivio; bibliografia con i principali lavori editi sulla storia del manicomio. Qualora sia stata realizzata la schedatura delle cartelle cliniche, sono presenti altre due sezioni, cartelle cliniche e statistiche; in caso di disponibilità di fotografie e/o video è attiva la voce di menù immagini.